C-Incontri – le interviste – Tovagliolo Racconta – Stefania Fiorin

C-Incontri  Le interviste (146)

 

Oggi su CSide Writer facciamo un incontro speciale, uno di quelli che non parlano solo di scrittura, ma che racconta un modo diverso di scrivere storie, un modo per condividerle, ma non solo. A parlarci di “Tovagliolo racconta” è Stefania Fiorin, scrittrice e divulgatrice di scrittura.

CSW: Ciao Stefania benvenuta nel salotto virtuale di CSide Writer, mentre preparo i tovaglioli rigorosamente di carta, posso offriti qualcosa da bere?

SF: Ciao, Marco. Grazie infinite per l’opportunità di questa chiacchierata e per il drink che accetto volentieri. Gradirei uno Spritz, mescolato bene, ce l’hai?

CSW: Spiegato in breve, cos’è “Tovagliolo racconta” e com’è nato?

SF: “Tovagliolo racconta” è una pagina Facebook che ho creato nel 2015, ma non solo; è un’idea, un contest, un luogo, un marchio, soprattutto è uno spazio per l’amicizia dove, in periodo fuori contest, lasciare commenti, poesie, pensieri, brevi scritti. È una tavola sempre imbandita dove un posto è garantito. La pagina è attiva in modalità “gruppo chiuso”, significa che non è visibile a tutti e anche il numero degli iscritti non può superare i 100 perché prediligiamo la formula “pochi ma veramente interessati a partecipare”; chi è intenzionato a farne parte ha la possibilità di chiedere l’iscrizione che verrà accettata in base ai posti liberi.

CSW: Un tovagliolo per appuntare storie, per cogliere al balzo l’ispirazione. Da questa idea romantica come si è arrivati a proporre un luogo in cui condividere queste storie?

SF: Ci sono arrivata proprio per quei tovaglioli bianchi e discreti che nel tempo ho riempito di appunti mentre mi dedicavo alla scrittura. Ho appreso in seguito che molti personaggi famosi avevano usato lo stesso sistema per definire, al volo, accordi e contratti di lavoro, per scrivere un messaggio d’amore, per segnare un numero di telefono importante e tanto altro. La mia intenzione primaria era di puntare sulla poesia, infatti molto spazio e parecchie “gare” sono state dedicate ai componimenti poetici, senza, però, escludere i racconti brevi e brevissimi.

CSW: Legato a quest’iniziativa c’è un concorso in cui ognuno propone la propria opera che poi viene votata dagli altri partecipanti al gruppo. Ci spieghi in breve come funziona? E cosa può fare chi volesse partecipare in futuro?

SF: Dal 2015 a oggi, la pagina ha lanciato parecchi concorsi letterari, sempre gratuiti; ognuno con un tema, una traccia, a cui attenersi e sui quali sbizzarrirsi utilizzando ogni genere letterario esistente. Ti faccio qualche esempio: il concorso N.2 del 2015 è stato “Tovagliolo rosso“ , come giurato ha avuto il privilegio di avere niente di meno che il famoso scrittore Dario Tonani; una volta terminata la gara, grazie alla collaborazione della CE Delos Books è stato pubblicato un ebook dal titolo “Tovagliolo racconta” con i commenti dei giurati e le opere vincitrici e finaliste. Il contest N.6 del 2016, sempre per poesia e racconto corto, è stato “Tutto è musica”, come giurato e commentatore unico ha avuto il conosciuto autore Andrea Franco, supportato dallo scrittore Fabio Larcher. Tralascio, per motivi di spazio, di elencare il nome degli altri numerosi giurati altrettanto preziosi, spero non me ne vorranno. Ai vincitori è stato consegnato un premio messo a disposizione da me o offerto dai giurati e/o sostenitori. A vincitori, finalisti, giurati, ho sempre inviato il “tovagliolo diploma”, di valore puramente simbolico: un tovagliolo di carta decorato a mano che attesta il vincitore e l’opera premiata, sigillato in un’apposita plastica anti-tempo.

CSW: In questa edizione il tovagliolo che ha preso più voti è stato quello di Anna Rita Foschini con il racconto “Apologia del pisello”. Qua sotto riportiamo il testo integrale, ma prima ti va di dirci qualcosa in merito?

SF: L’edizione estate 2019 si è chiamata “Stabilimento balneare”, il regolamento prevedeva la possibilità di inviare un racconto corto, max 2500 battute, di qualsiasi genere letterario. L’obiettivo era di divertirci insieme e farci compagnia in questi mesi caldi, spesso vuoti da iniziative interessanti, perché “Tovagliolo racconta” non lascia mai soli. I lettori avrebbero definito un vincitore attraverso il “mi piace” al brano scelto.

I racconti pervenuti sono tutti scritti bene, tutti hanno strappato più di un sorriso, tutti meritevoli, ma “Apologia del pisello” della brava autrice Anna Rita Foschini ha avuto la meglio e, grazie a te, carissimo Marco, potrà essere apprezzato da nuovi lettori.

CSW: Hai già novità per il futuro, su quale tovagliolo si scriverà prossimamente?

SF: No, non ho ancora definito programmi futuri. Faremo una pausa, e valuteremo nuove idee ( mie e di chi vorrà proporre )

CSW: Grazie per essere stata con noi. Prima di immergerci nella lettura ci regali un C-saluto?

SF: Il mio grazie di cuore, Marco,

con affetto il mio C-saluto in versi:

Il coraggio di essere poeta” di Stefania Fiorin

Chiami tutto il niente
Cerchi luce nella tenebra
Scavi in cerca della vita
Arrampichi senza vedere la cima
Irrori di whisky le tue ferite
Inondi il cuscino muto confessore
Soffochi in gola carichi sospiri
Rinasci a ogni virgola
Vivi ogni indomabile attimo
Trasformi il tormento in righe
Accarezzi con labbra di speranza
Ascolti i silenzi d’amore
Ami senza tregua, irraggiungibile creatura.

“Per noi” di Stefania Fiorin

( dedicata agli amici di Tovagliolo racconta e di CSW )

Libero velo leggero
sospinto dal vento

ti lasciamo andare.
Le nostre parole
discreto raccogli

e porta lontano.
A chi mostra cuore
rivela passioni e tormenti
risolvi dubbi e misteri.
Placa il subbuglio di anime
la gelosia racchiusa tieni
nel giallo dei petali di rosa.
Conforta con speranza
chi ti raccoglie senza indugio

e ti custodisce prezioso.
Vola dove tutto è più azzurro
senza paura plana
su ali di gabbiano riposa.

Apologia del pisello

di Anna Rita Foschini

Ci lamentiamo delle estati troppo lunghe e torride, ma anche mezzo secolo fa non era uno scherzo. Senza contare che non esistevano i condizionatori e il metodo più efficace per lo sterminio di massa delle zanzare era il DDT. A tre anni non mi ponevo il problema del surriscaldamento globale. All’epoca, con papà e mamma, abitavo in campagna, nella periferia non ancora urbanizzata della mia cittadina rivierasca. Poche case sparse, tanti campi e un rigagnolo, il fosso Farabola, che andava a confluire nel canale Burlamacca e convogliava le acque fino al porto di Viareggio. La Farabola era il terrore di mia madre: ogni volta che mi perdeva di vista un attimo, le partiva l’embolo e immaginava scenari terrificanti, nei quali vedeva il mio corpicino galleggiare senza vita.

Naturalmente mi era proibito avvicinarmi al fosso, così come mi erano proibite molte altre cose. Se invitata in casa dei vicini, non dovevo accettare nulla e non potevo chiedere di andare in bagno, a costo di stringere le gambe per non farmela addosso. Ma, soprattutto, non dovevo toccare la roba che apparteneva agli altri.

Così, in quel caldo pomeriggio di fine giugno, quando Umberto mi propose di andare a mangiare i piselli nel campo di suo nonno, tentennai un po’. Umberto era il figlio dei vicini; sei anni, scafatissimo e specializzato nel farmi i dispetti. Lo odiavo e non potevo stargli lontana: già allora subivo il fascino dei mascalzoni. Lo seguii riluttante in mezzo ai filari dei legumi e tesi la manina per accogliere i verdi semi rotondi che mi porgeva con fare complice. I piselli maturati al sole e mangiati appena sgusciati erano una delizia! Tornai nel campo anche il giorno dopo, da sola, e feci fuori mezzo filare, sgranando con le piccole dita un baccello dopo l’altro.

Sapevo di averla combinata grossa e non avevo il coraggio di tornare a casa. Nascosta dietro il fico, ascoltavo i richiami disperati senza fiatare. Mio padre, mia madre, la nonna, i vicini: tutti a cercarmi, tutti in fila indiana a perlustrare le rive del fosso. Alla fine mi scovarono e una bella sculacciata non me le tolse nessuno; le sculacciate erano un metodo educativo molto efficace, per i monelli della mia generazione.

Me la cavai con due pacche sul sedere e un gran mal di pancia, ma ne trassi un insegnamento basilare. Ad appena tre anni intuii, ed ebbi modo di verificarlo spesso nel prosieguo della vita, che i piselli sono molto gradevoli, ma possono anche procurare un mare di guai!

 

  

cc CSide Writer – Marco Ischia

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