C-Cinque + 1 – Specialissime – Hari Seldon

CCinque + 1 le cinque domande +1 di Salvatore Stefanelli

Cinque domande + una (all’incirca) di Angelo Frascella

Non è la prima volta che succede. Era accaduto già a Joseph Schwarz di essere proiettato, per errore, in un futuro così remoto da trovarsi a vivere in una galassia governata da un immenso Impero (non pensate, per carità, a un impero malvagio come in Star Wars; piuttosto a quello romano, con le sue luci e ombre). Ma si trattava di un romanzo, Paria dei cieli di Asimov; invece a me sta capitando per davvero. O magari sto solo sognando a occhi aperti, preso dalla lettura. Non è forse la letteratura un biglietto economico per viaggiare in vite, mondi e tempi lontani da noi?

Sia come sia, ora mi trovo su una terrazza inondata dal sole, oltre la quale non riesco a vedere un centimetro di suolo, non un albero, né alcun altro accenno di natura. Solo una superficie di metallo che si alza e si abbassa fino a scendere in profondi abissi d’acciaio, una struttura artificiale di dimensione planetaria sotto la quale vivono quaranta miliardi di persone, e un cielo azzurro solcato da pigri aerei. Sono su Trantor, la capitale dell’Impero Galattico e l’uomo anziano e leggermente calvo che mi sorride deve essere senz’altro Hari Seldon.

Sento l’emozione invadermi: non è un uomo qualsiasi, ma un matematico geniale, inventore di una disciplina scientifica in grado di prevedere il futuro della società umana, la psicostoriografia (*).

Grazie a essa, Seldon ha annunciato la caduta dell’Impero, fonte di ordine per la galassia, e il conseguente caos per decine di migliaia di anni; ha anche capito come fare per ridurre questo sanguinoso interregno a soli mille anni.

Dottor Seldon, non sa quale onore per me è incontrarla ─ riesco a dirgli, dopo aver emesso qualche suono inarticolato e confuso.

Grazie, giovanotto. Ma da dove vieni? I tuoi abiti sono piuttosto strani.

Tiro su le spalle. Non è facile spiegargli che arrivo dalla Terra del XXI secolo, anche perché in questo periodo della storia futura il pianeta originario dell’uomo è solo una leggenda e il viaggio nel tempo è ormai dimenticato (l’organizzazione che lo utilizzava per addomesticare la storia dell’uomo è stata smantellata, decretando così la fine dell’Eternità). Meglio fornirgli una verità addomesticata: ─ Vengo da un pianeta lontano, periferico, arretrato tecnologicamente e socialmente. Oserei dire che, rispetto a questo pianeta, il mio sembra appartenere a un altro tempo e a un’altra civiltà. Ma l’eco della sua fama, dottor Seldon, è giunta fino a noi.

Lui inarca un sopracciglio, perplesso. Sa di non essere ancora così famoso, ma lascia correre.

Posso farle qualche domanda? Credo mi aiuterebbe a capire di più il mio mondo ─ riprendo.

Non sto mentendo: i generi migliori per interpretare il nostro presente sono quelli che guardano al passato e al futuro, perché sono gli unici che mettono nostro tempo nella giusta prospettiva.

Mi piacerebbe aiutarti, ma devo andare. Non posso fare tardi al mio processo (**).

Solo un paio di domande ─ lo imploro.

Annuisce e subito lo incalzo: ─ Da dove vengo io, tanti scienziati e ingegneri stanno lavorando per prevedere il futuro, ma il loro scopo non è salvare l’umanità. Vogliono solo essere in grado di capire in anticipo i desideri di ciascuno di noi, così da poterci offrire il prodotto giusto al momento giusto ed essere sicuri che cliccheremo sul link per acquistarlo. Ma la scienza non dovrebbe lavorare per il bene dell’umanità?

Link? Cliccare? Che strani termini! In ogni caso la scienza si occupa di conoscere l’universo, ma non è detto che quella sia anche la prima preoccupazione degli scienziati. In fondo sono esseri umani anche loro e chi paga abbastanza può condurli dovunque voglia. Ecco perché bisogna evitare che essi diventino una casta e, per farlo, occorre che l’uomo comune si interessi alla scienza, studi, cerchi di capirla, di approfondirla, così da potersi fare delle opinioni serie su ciò che scienziati e ingegneri stanno facendo davvero.

Lo spero, dottore. Ma forse lei stima troppo l’umanità. Io, invece, a volte credo davvero che neanche gli dei possano nulla contro la stupidità umana. Sul mio pianeta ormai è più la gente che rifiuta lo studio e prende posizioni anti-scientifiche per sentito dire, di quella che cerca davvero di approfondire e capire. E, se devo dirle la verità, con tutto quello che sta succedendo non biasimo chi è così spaventato dalla conoscenza e dai suoi pericoli.

Seldon sgrana gli occhi. ─ È davvero così arretrato il tuo pianeta? Mi piacerebbe visitarlo… se solo il mio fisico fosse ancora in grado di reggere un viaggio interstellare. Forse il tuo mondo sta vivendo una crisi, un momento di passaggio oltre il quale ci potrà essere un nuovo oscurantismo o un nuovo illuminismo. Credo sia importante che i tuoi concittadini capiscano che, se la conoscenza è pericolosa, la risposta non è l’ignoranza, ma la saggezza. Solo in questo modo potrete evitare un futuro buio e triste.

Ma come si fa a convincere qualcuno a usare davvero la propria intelligenza?

Devi fargli alzare gli occhi al cielo notturno, e ricordargli che ciò che vede non è scontato né banale; fallo sentire come un uomo che veda per la prima volta le stelle dopo aver conosciuto, per tutta la vita, il solo cielo diurno. Poi portalo in una biblioteca e indicagli quel piccolo tesoro di conoscenza che migliaia di anni di storia umana hanno permesso di accumulare

Ha ragione, sa? Da piccolo leggevo libri di scienza e fantascienza e, con la mente, viaggiavo nello spazio. Quali sono i suoi libri preferiti?

Che c’entra la fantascienza con i viaggi nello spazio? Forse leggevi neorealismo? Anche a me è sempre piaciuta la fantascienza, comunque. È l’unico genere che si pone il problema del cambiamento e di come l’umanità reagisca di fronte a esso. E chi prova a capire come la scienza e la tecnologia potranno cambiare il mondo, sarà più capace di dirigere il progresso verso obiettivi desiderabili, invece di usarlo per costruire le sbarre della propria prigione.

Mi fermo un attimo a riflettere su quelle parole. Poi mi accorgo che Seldon è nervoso e vuole andare via. Io invece vorrei rimanere ancora con lui. Così, butto lì una domanda che spero potrà trattenerlo ancora un po’: ─ Dottore, mi racconterebbe la sua vita come se fosse un romanzo?

È la domanda giusta. Sorride, socchiude gli occhi e, come se i suoi pensieri si fossero persi fra le correnti dello spazio, inizia a parlare con voce sognante: ─ Chi in epoche successive avesse conosciuto Hari Seldon solo come un semidio leggendario, forse avrebbe gridato al sacrilegio se avesse visto che Seldon non aveva i capelli bianchi, né una vecchia faccia rugosa, che non aveva un sorriso tranquillo pieno di saggezza e non sedeva su una sedia a rotelle. Anche nella vecchiaia, comunque, i suoi occhi avrebbero conservato un’espressione allegra. Era una sua caratteristica… (***)

Note dell’autore:

(*) psicostoria nelle traduzioni più recenti dei romanzi del Ciclo della Fondazione. Ma io preferisco la vecchia versione, dal suono meno bello, ma dal significato più preciso.

(**) il processo che gli permetterà di arrivare dove vuole: l’avvio del progetto Seldon e la creazione della Fondazione.

(***) Citazione da Preludio alla Fondazione di Isaac Asimov, nella traduzione di Piero Anselmi

 

cc  CSide Writer –Angelo Frascella   

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