C-Book– Le recensioni (152)
L’ETÀ DELLE CERTEZZE FRAGILI
Giorgia Primavera
(Edizioni Clandestine)
Il lato A (la copertina)
Il lato B (la storia, i protagonisti)
In L’età delle certezze fragili Giorgia Primavera affronta un tema difficile e particolare, che a volte viene vissuto addirittura come un incubo, comune a tutte le donne: quello della menopausa. Pagina dopo pagina, emergono paure e difficoltà della protagonista, Viola, che ci viene presentata durante una rimpatriata con gli ex compagni di scuola. Già in quest’occasione, Viola comincia a fare i conti con quelli che sono i piccoli, a volte imbarazzanti, tradimenti del suo corpo. A questo si somma la fine della storia con Ernesto, ormai giunta al capolinea; il difficile rapporto con la figlia, Rachele, che da un lato è il porto in cui si rifugia l’amore materno, dall’altro rappresenta il feroce, a volte implacabile egoismo della giovinezza, dei figli; e infine il possibile, nuovo rapporto con Aidan, cominciato in rete ma destinato, forse, a trasformarsi in qualcosa di più.
La menopausa rappresenta la fine di una fase della vita, ma non solo; non è solo un termine, un capolinea, ma una stazione che assume i contorni di una nuova consapevolezza, di un nuovo inizio, libero da qualsiasi rassegnazione e forte di una speranza, di un imperativo: nessuna resa.
Il lato C (il pensiero di C–Side Writer)
“Quando una coppia uomo-donna si forma, l’accoppiamento avviene per un incastro non congeniale di due biologie diverse, quella femminile e quella maschile. Non c’è intesa: c’è incontro.” (Matteo Pacini, psichiatra).
Dopo il lato C (una citazione, una frase)
“Se i giovani non sanno ancora che le amicizie adolescenziali non dureranno per sempre, perché ritengono in-violabile quel patto di sangue pronto invece a sciogliersi al primo raggio d’amore, i più vecchi credono di potere contare su un parco macchine amicali ormai rodato. Ed è questo l’errore più frequente, quello che i più commettono nell’epoca delle certezze fragili, giacché è la stagione in cui la vita ci sfila via dall’orticello tutto ciò che avevamo seminato con cura, privandoci della garanzia che resista fino al tempo della mietitura”.